Sezione 1 a tema fisso: Il vino
1° Classificato
Vinia Tanchis
Urbino
Il vino
Son curve
le schiene di uomini
e donne e fanciulli
sul campo in declivio,
battuto dai raggi
del sole,
e stilla sudore
ogni fronte:
la zappa, che estirpa
le erbacce
è dura e pesante
alle braccia.
Poi giunge Settembre
e la vigna è tutta
una festa di grappoli
rossi, di sangue:
ben presto nei tini
sarà un ribollire
di vita
e le braccia, le stesse,
avranno un diverso
vigore.
Sopiti gli affanni,
sarà tutto un canto
la vigna
nei visi giocondi,
che il vino rinfranca
e dipinge
di rosso e dorato
al tramonto.
Sezione 1 a tema fisso: il vino
2° Classificato
Giacomo Giannone
Torino
Lyon
Un “beaujolais” in mano
e la Saóne accanto,
un incantesimo di antiche
mura e vie selciate
a fronte la “penisola”
sorniona.
D’estasi e di sole ubriaco
nel Rodano mi tuffai
sognando di palizzate
e accampamenti sulle sponde,
di zattere su paludi
e acquitrini.
E vidi colli ondeggianti
al destarsi della nuova
primavera,
fumante la valle odorosa
di resina e di terra
appena arata.
Lyon, un viaggio,
un’emozione il sommesso
brusio, l’elegante sfolgorio
di luci, di vetrine,
l’incedere sui ponti e le ardite
passerelle.
Specchiarmi nelle acque,
catturare il baluginio di fontane
zampillanti, di basiliche
e cattedrali fu delirio
di un giorno, una notte, io
e il mio beaujolais sottobraccio.
Sezione 1 a tema fisso: il Vino
3° Classificato
Raffaello Spagnoli
Bovezzo – BSIL
TEMPO AVRÀ’ UNA GOLA
Quando d’inverno spillerete il vino, per ogni coppa cantate una canzone,
e in questa ricordatevi dei giorni dell’autunno, per la vigna e per il torchio.
(Gibran Kahiil Gibran)
Non abbiamo l’orecchio giusto per sentire
il grattare leggero che viene dalla botte,
il bruire tranquillo che accarezza i legni
e che ci porta messaggi di stagioni.
Non abbiamo colori dentro gli occhi,
nessuna levità a competere coi fi occhi
che lenti scendono, silenti, angelici
a posarsi su labbra inaridite e mute.
E non c’è modo di fare i conti col passato
per chi il passato non lo sa affrontare
e resta fermo a una fi nestra a rimestare
le foglie morte con lo sguardo e l’anima.
Ma chi conosce la voce che canta nella notte
e il lamento del buio che accarezza i vetri
mentre le ore distillano e il sonno passa?
Chi ci darà le mani per carezzarci il viso?
Tornerà un altro autunno e forse ancora
il tempo avrà una gola per cantare amore.
Sezione 2 a tema libero:
1° Classificato
Fiorella Macchioni
Scandicci (Fi)
OMBRA
E’ la meridiana
che sul muro
gira i suoi giorni,
è la fragranza del bosco
che sparecchia il vento
nel groviglio dei rovi
con le gramigne
che strisciano
ottuse.
Voglia di quella rosa
che là intrecciata
al cancello si apre.
Sullo scalino i gingilli
abbandonati,
annuso l’odore della casa
e la sua ombra
gli sparsi richiami
il profumo della cantina
la legna accatastata
e la folata
che davanti spazza.
Sezione 2 a tema libero:
2° Classificato
Umberto Vicaretti
Luco dei Marsi (AQ)
Scrivimi che stai bene
Lettera
Già sale al borgo antico un’altra luna,
in questa sera dove più non sei.
E’ tanto che ti cerco e aspetto un segno:
pace e perdono più non mi appartengono,
ed è ferita, questa, che fa male.
Perciò ti prego, Madre
(tu che di noi già sai),
scrivimi che stai bene,
che il fi lo d’ombra acceso nei tuoi occhi
non era che il riverbero del vespro,
un guizzo breve e innocuo del tramonto.
Scrivi, scrivimi presto:
di te, di pa’, di voi non so più nulla.
Non so se in quell’altrove,
che invera un altro tempo,
gentile c’è chi forte vi sostiene
e lieve vi da il braccio ed apre porte
a mitigare i transiti segreti.
Nessuno qui più abita le stanze,
la vecchia casa sanguina di assenze,
arresa e muta grida il suo silenzio.
Eppure aspetto trepido, una sera,
dalla fi nestra aperta la tua voce
cercare il me bambino perso ai giochi,
superbo rè dei vicoli e del vento.
Ma intanto che io scrosto palmo a palmo
rubini e stelle ai cieli dell’infanzia,
dal tempo chiaro e indenne in cui tu vivi
prendi una rosa e scrivi,
scrivimi che stai bene.
Sezione 2 a tema libero:
3° Classificato
Wladimiro Tomaino
Varese
Sud
Non raccontarmi, amico,
il lugubre rosario di morti
che insanguina i giardini
dove la zagara arrosslsce
del suo ingenuo profumo,
Non dirmi dell’indifferenza
tessuta sui telai di questa
storia d’oggi, del sapore
del pianto nascosto fra le pieghe
di risa non meritate.
Noi siamo ancora qui,
chiodi conficcati nelle zolle.
muschio attaccato al tronco,
qui dove il carrube narra .
di fantasmi, dove la notte
e un’isola di pietre e le parole
spine strappate a un’agave
che non vuol fiorire.
Dovremmo dimenticare troppe cose
per staccare Ie mani
da questo cancello ad alta tensione
E invece siamo un groviglio
di memorie, uomini che non hanno
ammainato ancora la bandiera